Attraverso la monocromia, Aubertin rappresenta ciò che egli ha definito il «silenzio pittorico». Secondo lui, l’arte, non è descrizione né evocazione né espressione, bensì trasposizione dell’essere, è trasfondere lo spirito dell’uomo. Pertanto, l’arte, non può utilizzare segni grafici o forme.
In questo senso, il rosso non è più un colore e neppure un colore primario, bensì il tentativo ossessivo di agguantare l’intangibile spirito creatore dell’animo umano.